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 RISCOPRIAMO INSIEME IL CONTRIBUTO DELLE DONNE SCIENZIATE NEL CORSO DELLA STORIA

Il contributo femminile celato nella storia della scienza

Le donne hanno avuto un ruolo fondamentale nella scienza, contribuendo con scoperte e innovazioni che hanno trasformato il mondo, nonostante le numerose barriere sociali e culturali che hanno dovuto affrontare. Molteplici sono i nomi delle scienziate dimenticate, condannate o ingiustamente private delle loro scoperte, ma il tempo ha dato loro ragione. Sin dall’antichità, il loro percorso è stato spesso ostacolato, ma ricco di passione e determinazione, tanto da lasciare un’impronta  indelebile in diversi campi, tra cui la matematica, la fisica, la chimica, la medicina e l’ingegneria. Nonostante i loro successi, molte scienziate sono state vittime di pregiudizi e leggi ingiuste che prediligevano gli uomini.  Le tracce di queste studiose, seppur profondamente significative, sono state più volte celate e falsate in un’interpretazione strumentale o fuorviante. Per fortuna negli ultimi trent’anni è stato fatto un lavoro di scavo e ricostruzione per far emergere le donne. Ad oggi le scienziate del passato  rappresentano grandi modelli per le ragazze che vogliono intraprendere carriere nel campo STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) contribuendo così a colmare il divario di genere e portare avanti il progresso scientifico globale.

Donne scienziate scomparse nelle pieghe della storia

Tra le figure femminili, prestigiose per la scienza, che emergono dalla nebbia della storia vogliamo ricordarne alcune fino ad arrivare ai giorni nostri. Il nome della scienziata più lontana da noi è quello di Merit Ptah che fu una grande medico nella cultura Egizia intorno al  2700 a.C.  Invece, nell’ambito dell’astronomia e della matematica  emerge, nel IV secolo d.C., Ipazia di Alessandria, rispettata insegnante accademica alla quale l’UNESCO ha dedicato il Centro internazionale Donne e Scienza di Torino. In età medievale sorsero le Mulieres Salernitanae, le donne di Salerno che studiavano medicina e si occupavano di rimedi farmacologici, tra le quali spicca il nome di Trotula de Ruggiero, autrice di trattati su ostetricia e ginecologia. In epoca illuminista una delle prime scienziate che contribuì alla diffusione della Fisica newtoniana fu l’italiana Laura Maria Caterina Bassi Verratti, una delle prime donne laureate in Italia e la prima al mondo ad ottenere una cattedra universitaria. Nell’Ottocento, la matematica inglese, Ada Lovelace può essere invece considerata la prima programmatrice della storia, ebbe infatti il merito di aver sviluppato ciò che viene ora considerato il primo software e di aver compreso il meccanismo delle macchine computazionali.

Donne da non dimenticare

Grande orgoglio per l’Italia fu una neurobiologa di fame internazionale, Rita Levi Montalcini: nacque a Torino  in una famiglia ebrea e ben presto iniziò gli studi di  medicina, però a causa delle leggi razziali dovette interrompere la carriera accademica e continuò le sue ricerche in un laboratorio improvvisato a casa. Dopo la guerra, si trasferì negli Stati Uniti, dove condusse importanti studi sul sistema nervoso. Nel 1986 vinse il Premio Nobel per la medicina grazie alla scoperta del Nerve Growht Factor (NGF), una proteina fondamentale per lo sviluppo delle cellule nervose.  Nel 2001 vene nominata senatrice a vita in Italia e fino alla sua morte continuò a promuovere la ricerca scientifica.

Altra personalità di spicco è stata Marie Curie, una scienziata polacca che ha seguito lo studio sulla radioattività. Finora è l’unica donna ad aver vinto due Premi Nobel in due discipline scientifiche diverse: Fisica e Chimica. È stata lei a coniare il termine ” radioattività” e a condurre studi sul fenomeno, dimostrando che l’emissione radioattiva è una proprietà atomica. Insieme al marito ha scoperto due nuovi elementi chimici: il polonio, così chiamato in onore della Polonia, e il radio. Inoltre, in ambito medico ha sviluppato l’uso della radioterapia per il trattamento dei tumori e durante la Prima Guerra Mondiale, ha organizzato un’unità mobile di radiografia, nota come “Petites Curies”, per fornire diagnosi rapide ai soldati feriti. Figura di spicco, per i suoi contributi nello studio delle stelle e nella divulgazione scientifica, è l’astrofisica italiana Margherita Hack. Nel corso dei sui studi si concentrò sulle Cefeidi, una costellazione la cui luminosità varia in periodi regolari, sulla stella supergigante Epsilon Aurigae, un sistema binario noto per le sue eclissi e sulle stelle di tipo Be. Inoltre, la scienziata ha incentivato l’osservazione dell’universo attraverso i raggi ultravioletti, partecipando al progetto del satellite International Ultraviolet Explorer (IUE). Questo satellite ha permesso lo studio di migliaia di oggetti celesti, tra cui pianeti, comete e stelle, amplificando la comprensione dei fenomeni astrofisici. Oltre ai suoi contributi scientifici, Margherita Hack ha reso l’astronomia accessibile al pubblico e ha ispirato generazioni di scienziati.

Arrivando ai giorni nostri, tra le tantissime scienziate che operano a livello internazionale, ci fa piacere citare nuovamente un’italiana, Chiara Marletto, che a soli 37 anni è riconosciuta tra i pionieri della fisica quantistica mondiale. Lavora a una teoria rivoluzionaria che potrebbe ridefinire la comprensione stessa della realtà, ovvero, la “Constructor Theory”, la teoria dei costruttori, che sono macchine ancora più potenti e universali dei computer quantistici, capaci non solo di eseguire calcoli, ma di costruire qualsiasi cosa. Chiara Marletto, che ha già alle spalle un elenco infinito di premi e riconoscimenti, oggi guida un gruppo di ricerca al Wolflson College e al Dipartimento di fisica dell’Università di Oxford. Sta andando oltre la fisica quantistica tradizionale, usando delle informazioni, sta tentando di conciliare la teoria quantistica con la fisica di Einstein.

NO al pregiudizio sulle donne

Le donne citate sin ora sono soltanto alcune tra le tante che hanno lasciato un segno nella storia della scienza mondiale, tutte con la loro passione e determinazione hanno dimostrato che è possibile superare le barriere di genere, lasciando un’eredità duratura nei rispettivi campi di ricerca. Riconoscere e valorizzare il contributo delle donne nella scienza non è solo un atto di giustizia, ma è anche essenziale per affrontare le sfide globali con un approccio più equo e collaborativo. Oggi, sebbene siano stati compiuti progressi, persistono disparità di genere nel campo scientifico. La scelta dell’ONU di celebrare l’11 febbraio la Giornata Internazionale delle Donne e della Ragazza nella Scienza rappresenta un primo mattone con cui costruire un futuro più inclusivo. Spesso si dice che la conoscenza è potere, ma ciò non basta se il pregiudizio ostacola la ricerca e la partecipazione delle donne nel campo scientifico. Parafrasando Margherita Hack, abbiamo tutti un’origine comune nelle stelle, e quindi abbiamo tutti lo stesso diritto di brillare, indipendentemente dal nostro genere di appartenenza, affinché nessuna brillante mente scientifica femminile vada sprecata.