Dal 19 gennaio, giorno in cui è scattato il cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza, Hamas ha rilasciato 19 ostaggi israeliani a fronte di 1100 detenuti palestinesi liberati dalle carceri israeliane. L’ultima consegna è avvenuta giovedì scorso, quando il gruppo radicale palestinese, con la solita cerimonia propagandistica, ha reso a Israele i primi quattro corpi di ostaggi deceduti dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Tra questi le salme dei fratellini Bibas e della loro madre; ma nella giornata di ieri, è stata diramata dalle autorità israeliane la notizia che la salma attribuita alla donna era in realtà di una palestinese. Dopo ore di accuse, minacce e tensioni, è seguita nel pomeriggio l’ammissione dell’errore involontario da parte di Hamas e la consegna nelle scorse ore dell’effettivo corpo della donna, a quanto pare identificato con l’esame del DNA. Ma ulteriori macabri particolari sono emersi dall’esame autoptico sulle salme dei bambini, che sarebbero stati uccisi a mani nude nella prima fase della prigionia e non, come afferma Hamas, rimasti uccisi in un bombardamento.
Per oggi è invece previsto il rilascio degli ultimi sei prigionieri con cui si conclude la prima fase dell’accordo. Se tutto andrà secondo quanto previsto, ne resteranno ancora 58 nelle mani del movimento terroristico, di cui 34, secondo le forze di difesa sioniste, sarebbero morti. Questa fase di rilascio degli ostaggi da parte di Hamas ha rappresentato un momento cruciale di una guerra ormai giunta al suo quindicesimo mese. Dagli ultimi eventi emerge un quadro preoccupante in quanto la tregua sembra vacillare a causa delle rispettive accuse lanciate da entrambe le parti coinvolte nel conflitto. Nonostante Hamas abbia dichiarato di essere disponibile a rilasciare nella seconda fase della tregua tutti gli ostaggi ancora detenuti, i negoziati indiretti, il cui inizio è previsto per il 2 marzo, sono attualmente sospesi.