Negli ultimi anni, l’uso degli smartphone è diventato una parte essenziale della vita quotidiana. È uno strumento utile, pratico, quasi indispensabile, capace di connetterci in ogni momento con il mondo. Tuttavia, dietro questa costante connessione si nasconde un rischio sempre più riconosciuto: ormai numerosi esperti mettono in guardia contro il rischio di sviluppare una dipendenza da questi dispositivi, simile a quella dal fumo o alcol.

Proprio come il tabagismo e l’alcolismo, l’uso eccessivo e compulsivo dello smartphone stimola il rilascio di dopamina, una sostanza chimica che genera piacere e rinforza il comportamento. Le notifiche, i “like” sui social media e i messaggi in tempo reale creano un ciclo di ricompensa che porta gli utenti a rimanere costantemente connessi, aumentando il rischio di dipendenza. Secondo un’indagine condotta da Common Sense Media, il 50% degli adolescenti ammette di sentirsi “dipendente” dal proprio smartphone, e oltre il 70% lo prende in mano entro cinque minuti dal risveglio. Molti giovani inoltre, passano oltre 4-5 ore al giorno sul telefono e lo controllano in modo compulsivo, anche in assenza di notifiche, in modo ormai dunque automatico. Il termine scientifico per indicare tale tipo di dipendenza, nonché la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con la rete mobile o di non avere accesso al proprio telefono è detta “nomofobia”.

Quest’ultima può portare a diversi problemi psicologici e fisici, tra cui ansia, stress, difficoltà di concentrazione e problemi al sonno. Inoltre, l’uso prolungato di questi dispositivi può causare dolori fisici e muscolari, come il cosiddetto “tech neck” (dolore al collo), affaticamento visivo e persino alterazioni posturali ma può anche compromettere seriamente la qualità delle relazioni umane. Questo comportamento rivela, infatti, una crescente difficoltà a separarsi dal mondo virtuale, spesso a discapito della vita reale. I momenti in famiglia, con gli amici, vengono interrotti dal continuo bisogno di guardare il telefono e si riduce drasticamente il tempo dedicato alla comunicazione faccia a faccia. Inoltre anche il rendimento scolastico può risentirne: lo smartphone, spesso utilizzato durante lo studio, provoca continue interruzioni, rendendo difficile mantenere la concentrazione. Dal punto di vista neurologico si sviluppa una minore tolleranza alla noia, una ridotta capacità di gestione dell’attesa e questo, a lungo andare, può influenzare negativamente la memoria a breve termine e la capacità di pianificazione.

In alcune parti del mondo, come in Corea del sud e in Cina, la dipendenza da smartphone è considerata un problema di salute pubblica, tanto che sono stati istituti veri e propri centri di disintossicazione per adolescenti dipendenti dalla tecnologia.

Per contrastare questa nuova forma di dipendenza, è importante limitare l’uso del telefono attraverso l’ausilio di strumenti come il monitoraggio del tempo di utilizzo, la modalità “Non disturbare” e la disconnessione periodica, dedicando alcuni giorni al cosiddetto Digital Detox per riservarsi dei momenti della giornata totalmente liberi dalla tecnologia. Questi accorgimenti possono aiutare a mantenere un equilibrio sano tra la vita digitale e quella reale, e rappresentano passi fondamentali verso un uso più sano e controllato dei dispositivi elettronici. Come il fumo e l’alcol, l’abuso degli smartphone può compromettere la nostra salute, ma con consapevolezza e autocontrollo è possibile prevenire la dipendenza e utilizzare il dispositivo in modo equilibrato.

Non si tratta di rinunciare alla tecnologia, ma di tornare ad esserne padroni, e non dipendenti. Proprio perché viviamo connessi ma sempre più distanti da ciò che ci circonda, recuperare il tempo per noi stessi, per relazioni autentiche e per vivere il presente è fondamentale.

 

Di Beatrice Esposito

Classe IV E Liceo Scientifico Sportivo