Il crollo del tasso di fertilità mette a rischio un intero continente
In tutta Europa, il numero di nascite è in forte calo. Il tasso di fertilità, cioè il numero medio di figli per donna, è oggi il più basso della storia moderna. Paesi come l’Italia, la Spagna e la Grecia registrano valori molto lontani da quelli necessari per garantire il ricambio generazionale. Ma che cosa significa tutto questo per il nostro domani? E come cambierà il volto del continente nei prossimi decenni?
Negli ultimi 75 anni, la popolazione mondiale è cresciuta a ritmi vertiginosi, passando da 2 miliardi a oltre 8 miliardi di abitanti. Tuttavia, questo aumento demografico non riguarda tutti allo stesso modo: nei prossimi decenni alcuni continenti raddoppieranno i loro abitanti, mentre altri, come l’Europa, li vedranno diminuire drasticamente, toccando ogni anno livelli sempre più bassi.
Nel 2022, per la prima volta, le nascite nell’Unione Europea sono scese sotto i quattro milioni (3,88 milioni), e il 2023 si è concluso con un ulteriore calo del 5,4%, registrando appena 3,67 milioni di neonati. È il dato più basso dal 2004, come riportato da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea che si occupa di raccogliere, analizzare e pubblicare dati ufficiali su economia, popolazione, lavoro e società dei Paesi UE, per comprendere meglio le trasformazioni nel continente. Nel 2023 il tasso di fertilità nell’UE è stato di 1,38 figli per donna, ben lontano dal tasso di sostituzione naturale, fissato a 2,1. In particolare in Italia vi è un dato ancora più grave: con appena 1,2 figli per donna tocca il livello più basso degli ultimi 30 anni. Anche osservando il numero assoluto di nascite la tendenza non cambia: nel 2024, in Italia, sono nati circa 370.000 bambini, con un ulteriore calo del 2,6% rispetto ai 380.000 dell’anno precedente. Un confronto con il 1995, anno in cui i nati furono oltre i 526.000, mostra quanto il nostro Paese stia affrontando una profonda crisi demografica.
A peggiorare il quadro c’è l’aumento dell’età media alla prima maternità: in Europa si è arrivati a 29,8 anni, ma in Italia il primo figlio arriva in media a 31,8 anni, il valore più alto dell’UE. Al contrario, Paesi come la Bulgaria mostrano una realtà diversa, con madri più giovani e un tasso di fertilità relativamente più alto. Un altro dato preoccupante riguarda la struttura familiare. Ad oggi, secondo Eurostat, su 198,5 milioni di famiglie europee, il 75,7% non ha figli. Solo una famiglia su dieci ha un figlio, e meno di una su dieci ha due o più figli. Tra il 2012 e il 2022, sebbene il numero totale di famiglie in Europa sia aumentato, la percentuale di quelle con figli è diminuita. Questo mostra un chiaro segnale di quanto la scelta o la difficoltà di mettere su famiglia stia cambiando profondamente all’interno della nostra società.
Perché i giovani di oggi non vogliono avere figli?
Le nuove generazioni spesso scelgono di non avere figli o perché non lo reputano un progetto di vita a loro affine, o perché le condizioni sociali e lavorative non consentono loro di fare tale passo. In Italia è presente un fenomeno detto childfree, la scelta voluta e consapevole di non avere figli. Sempre più giovani scelgono di non intraprendere il percorso della genitorialità, non perché costretti dalle circostanze, ma per una vera e propria ridefinizione delle priorità. Avere figli, oggi, non è più visto come un traguardo naturale o necessario, ma come una scelta tra le tante possibili, e spesso non la più desiderata.
Per la maggior parte dei giovani sono cambiati i piani di vita: al giorno d’oggi si da maggiore importanza alla carriera, al lavoro e alla propria soddisfazione e realizzazione personale. In questo scenario, dunque, la maternità e la paternità vengono visti come una sorta di impedimento alla realizzazione dei propri sogni. A questo bisogna poi aggiungere che fare un figlio oggi ha dei costi sicuramente più importanti rispetto al passato e in un contesto segnato da precarietà economica, inflazione e mancanza di supporti adeguati, molti preferiscono non assumersi questo tipo di responsabilità. Ma non si tratta solo di una scelta individuale o “egoistica”, una preoccupazione rilevante e da tenere in considerazione riguarda anche il mondo che ci circonda. Le emergenze ambientali, la crisi climatica e l’incertezza globale alimentano la paura di mettere al mondo dei figli in un futuro percepito come fragile, instabile e compromesso.
Prospettive future: Europa in declino?
Guardando al futuro, gli scenari che si delineano sono ancora più preoccupanti. Oggi 63 paesi nel mondo, tra cui l’Italia, hanno già raggiunto il loro massimo storico di popolazione e sono entrati in una fase di declino. Se oggi gli italiani sono circa 58,9, le proiezioni ci dicono che nel 2100 potremmo scendere a soli 35,5 milioni di abitanti. Secondo altri studi più pessimistici ed estremi invece, la popolazione italiana potrebbe addirittura scomparire tra circa 3 secoli (2300). Le conseguenze di questo calo saranno profonde. Con sempre meno giovani e un numero crescente di anziani, il sistema pensionistico rischierà il collasso. Anche il servizio sanitario sarà sotto pressione, con una popolazione sempre più fragile e meno risorse a disposizione. Le scuole si svuoteranno, molte aziende faticheranno a trovare lavoratori e interi paesi rischieranno di spopolarsi. Non si tratta solo di numeri, si tratta di un cambiamento che toccherà ogni aspetto della vita quotidiana.
Se non si interverrà con politiche forti a sostegno delle famiglie, del lavoro giovanile e dell’integrazione, l’Europa del 2100 sarà molto diversa da quella che conosciamo oggi. Sarà un continente più vecchio, più vuoto e probabilmente meno influente nel panorama mondiale.
Di Turco Francesco
Classe VD Liceo Scientifico