Il dire wolf (Canis dirus), conosciuto in italiano come lupo terribile, è una specie preistorica vissuta in Nord e Sud America durante il tardo Pleistocene. Estintosi circa 10.000 anni fa, è diventato celebre per la sua imponente stazza, la forza e l’adattamento a un ambiente popolato da altri grandi predatori come tigri dai denti a sciabola e orsi delle caverne. Più grande e robusto del lupo grigio moderno, il dire wolf si è guadagnato un posto nell’immaginario collettivo, anche grazie alla cultura pop, come ad esempio nella serie Game of Thrones. Nel 2025, la società americana Colossal Biosciences, già nota per progetti ambiziosi come la de-estinzione del mammut lanoso, ha annunciato un nuovo traguardo: la nascita di tre cuccioli – Romolo, Remo e Khaleesi – ottenuti nell’ambito del tentativo di riportare in vita il dire wolf, estinto circa 13.000 anni fa.
Il progetto si basa sull’editing genetico: partendo da DNA antico recuperato da fossili, i ricercatori hanno inserito circa 20 geni distintivi del dire wolf nel genoma del lupo grigio moderno. I cuccioli sono nati grazie a madri surrogate canine, e mostrano alcune caratteristiche fisiche simili al dire wolf, come la corporatura più robusta e il cranio più largo.
Tuttavia, non si tratta di veri dire wolf, ma piuttosto di ibridi geneticamente modificati. Secondo molti scienziati, questa operazione rappresenta una forma di ingegneria evolutiva, non una vera de-estinzione. Inoltre, la comunità scientifica ha espresso preoccupazioni etiche, tra cui:
•il benessere degli animali coinvolti;
•la trasparenza del progetto;
•il rischio di spettacolarizzazione e disinformazione presso il pubblico.
Alcuni critici vedono l’iniziativa come un’operazione di marketing travestita da scienza, mentre altri la considerano un’importante sperimentazione genetica che potrebbe aprire nuove strade alla conservazione.
Nonostante le polemiche, il caso ha acceso un forte dibattito globale sul ruolo della biotecnologia nella conservazione, sulla de-estinzione come strumento scientifico, e sui limiti etici nel “giocare con l’evoluzione”.
Di Emilio Stamato
Classe I D Liceo Scientifico