La classe V D del Liceo Scientifico ha svolto un appassionante percorso di letteratura contemporanea leggendo il romanzo I Leoni di Sicilia a cui è seguita la visione della serie TV. La nostra redattrice della sezione Cultura, Bettina Avolio, è riuscita ad ottenere un’intervista esclusiva dall’autrice Stefania Auci che, tra i suoi svariati impegni, ci ha dedicato un po’ del suo tempo aiutandoci a cogliere fino in fondo il messaggio della sua opera e l’importanza che la lettura riveste nella formazione delle nuove generazioni.

Le porto i ringraziamenti di tutta la Redazione del LOPIANO Magazine per aver accettato di concederci questa intervista. Il nostro è un giornale scolastico che sta muovendo i primi passi e siamo onorati di poterlo arricchire grazie al contributo di una delle scrittrici italiane di maggior successo, autrice di best-sellers venduti in tutto il mondo. Abbiamo letto in classe I leoni di Sicilia” un romanzo che ci ha catturati e affascinati. Perciò volevamo innanzitutto chiederle: come è nata lispirazione per la storia di questo romanzo?

La storia di questo romanzo risale al luglio del 2015, quando ho avuto una chiacchierata con un mio amico il quale suggerì, forse come una provocazione, di scrivere una storia di famiglia. Io non ero convinta, eppure cominciai a leggere un podi materiale sulla storia dei Florio, e questa, con i suoi alti e bassi, con lascesa e con la sua caduta, mi conquistò.

Il suo romanzo, ambientato nel XIX secolo, ci regala un affresco realistico e accurato di questo periodo cruciale per la storia dItalia e del Meridione. Questa scelta rivela una sua personale passione per la storia? E quale lavoro sta dietro questo straordinario risultato storico-letterario?

Posso dire che il lavoro che ho cercato di portare avanti era di restituzione, cioè di provare a ridare a unepoca e a un contesto storico forza, profondità e realismo, anche a costo di smontare determinati tipi di pregiudizi che spesso riguardano la narrazione della vita economica e sociale del sud Italia. Il metodo che ho utilizzato per approfondire la storia della famiglia è molto simile al metodo che si usa per scrivere le tesi di laurea: intanto cercare dei testi di riferimento e poi cominciare ad approfondire utilizzando la bibliografia in nota.  Per me è stato molto molto importante consultare anche gli archivi giornalistici online, cercare di approfondire il costume dellepoca, visitare le ville e i loro palazzi e fare attività di archivio, soprattutto per quanto riguardava lattività economica.

Il suo romanzo appartiene certamente al sottogenere storico poiché ci dà un fedele affresco del XIX secolo, ma dalla rappresentazione dei tratti caratteriali dei personaggi emerge anche la volontà di dare profondità psicologica alla narrazione. Si può considerare i Leoni di Sicilia un romanzo storico-psicologico?

Io non so che definizione dare del mio romanzo: alcuni detrattori lo hanno definito un romanzo Rosa altri, un romanzo neo storico. Preferisco che siano i lettori ad individuare gli elementi che più gli aggradano e poi sarà il futuro a dire e a raccontare del suo valore sul lungo periodo.

Il suo modo di scrivere è stato definito limpido e lo stile penetrante e diretto, ciò a nostro parere attribuisce a ogni parola un potere evocativo che lascia poi spazio allimmaginazione del lettore. Ma come crea il suo stile una scrittrice?

 Io non so in realtà come è nato il mio stile. Posso dire che sono una forte lettrice, con una grande passione e una grande attenzione per i classici, specie quelli inglesi. Per me diventa importante leggere moltissimo, di qualunque genere, senza alcuna preclusione, passando dal romanzo alla saggistica, dal testo di approfondimento tecnico alla graphic novel.

Ne I Leoni di Sicilia, la scalata sociale dei Florio è un fil rouge che ripercorre lintera trama, un processo di trasformazione e integrazione da cui spesso emerge la fatica dei personaggi nel farsi accettare e nellaccettarsi, arrivando anche a rinnegare se stessi o a sacrificare i propri sentimenti. Questo tema ci ricorda tanto alcuni personaggi letterari del passato, ma secondo lei è ancora oggi attuale?

 Per moltissimo tempo c’è stato un enorme pregiudizio sulla storia del Sud, e non solo della Sicilia: spesso si è detto che il Sud era incapace di reagire, legato ad una economia asfittica e non aveva stimoli culturali. Non solo la storia di Florio ma tutta quella del sud racconta invece una dimensione sociale ed economica molto differente, con la presenza di fattori culturali di primaria importanza che riguardano in primo luogo levoluzione sociale e leconomia. Basti pensare che le donne non hanno avuto un ruolo secondario come tanto tempo si è detto ma di primo piano, soprattutto nelle classi sociali più elevate.

 Il personaggio di Vincenzo possiede grandi qualità come lintraprendenza, la tenacia, lessere visionario, quali sono però i suoi limiti? È lui il vero protagonista e quale ruolo hanno le donne della sua vita nel romanzo?

 In realtà dobbiamo fermarci a pensare un po’ di più su quello che potevano essere le donne in una società maschilista, patriarcale e oggettivamente poco attenta ai bisogni delle donne e delle persone in difficoltà qual era la società, non del sud Italia, ma italiana del XVIII e del XIX secolo. Se teniamo conto di questo ci rendiamo conto che c’è un problema sistemico: la donna non aveva personalità giuridica, non aveva capacità di azione. Detto questo, si comprende come le donne abbiano imparato a ricavare i propri spazi e i propri margini di libertà, attraverso la cultura in alcuni casi, o allamministrazione dei beni di famiglia in altri. Pensiamo ai grandi salotti dellOttocento dove le donne favorivano gli scambi e gli incontri culturali. La maggioranza di esse viveva in una situazione di sudditanza prima ancora economica che psicologica. Ma la cosa più importante è ricordare che le donne gestivano leducazione dei figli e questo significava imprimere una spinta fortissima per quanto riguardava il futuro. Vincenzo incarna un certo tipo di patriarcato, laddove le donne hanno influenza ma non sono rilevanti nellambito della gestione economica. Pur tuttavia egli si segna come un pioniere proprio per quanto riguarda le doti economiche, perché non è soltanto una persona dalla grandissima capacità inventiva e relazionale, ma è anche una persona particolarmente attenta a quelle che sono le esigenze della società e delleconomia nel periodo in cui vive e che intuisce quella che poi sarà la vera forza dellazione del figlio Ignazio: il ruolo e la gestione del potere in relazione alla politica. 

Quest’anno con Pirandello abbiamo per la prima volta studiato delle opere rivisitate in versione cinematografica, scoprendo che il rapporto tra l’autore e il grande schermo fu molto complesso e ambiguo, a volte, anche conflittuale. I leoni di Sicilia” è diventato una delle serie tv più seguite con record di ascolti; pensa che la trasposizione sul piccolo schermo del suo romanzo, con le inevitabili rielaborazioni, abbia consentito al pubblico di immergersi in maniera più profonda nella sua storia? E, se ci sono, quali aspetti sono invece stati sacrificati nel passaggio dalla carta allo schermo?

Ammetto che la trasposizione in serie TV mi ha entusiasmato e mi ha anche un pospaventato, ci sono state sicuramente delle differenze, anche piccole infedeltà, ma erano funzionali alla stesura di una sceneggiatura e di un racconto che risponde a logiche differenti rispetto a quelle della fedeltà storica di un libro. Detto questo, io sono molto orgogliosa del lavoro che è stato fatto proprio perché ha tenuto conto con grande cura del mio libro. Credo che possa essere uno strumento fondamentale per avvicinare le persone alla lettura: una serie televisiva, sia pure imperfetta, sia pure radicalmente differente come accaduto nel caso di altre serie TV, ha sicuramente linnegabile vantaggio di suscitare la curiosità e di portare lo spettatore a trasformarsi in un lettore. Quindi ben vengano le trasposizioni che possono incoraggiare la lettura.

Ma da dove nasce la sua passione per la lettura e per la scrittura?

La scrittura nasce letteralmente con me, sin da quando ero molto piccola ho iniziato ad immaginare storie proprio perché mi piaceva pensare a mondi alternativi e diversi rispetto a quello che ho sempre sperimentato. Oggi è diventata una sfida, un lavoro, una grande fonte di frustrazione, ma anche un incredibile momento di gioia.

Nelle scuole oggi si parla tanto di valorizzare la lettura e di far nascere negli studenti la passione per i libri. Da docente oltre che da scrittrice, cosa pensa possa fare la scuola per far riscoprire ai nativi digitali l’amore per la lettura? E quali ripercussioni potrebbe avere la crisi del libro sulla società? 

 Sulla scuola e nel rapporto che hanno i ragazzi rispetto ai libri, ci sarebbe moltissimo da dire. È vero che anche gli adulti trascorrono moltissimo tempo sul cellulare, o sui device che permettono anche la lettura, ma in realtà la maggior parte del tempo si trascorre a scrollare e spulciando i social. Diventa fondamentale, a mio avviso, effettuare dei progetti di lettura sin dai livelli più bassi della scuola: scuola elementare e poi scuola media, per dare labitudine alla lettura e soprattutto dimostrare ai ragazzi che è qualcosa di diverso, di piacevole e può regalare delle prospettive di scoperta delle proprie emozioni e del proprio vissuto emotivo in una chiave differente rispetto a quella che può essere fornita sia dai social che dalle serie TV. A mio avviso la lettura è qualcosa che rappresenta un completamento necessario, è un metodo di esplorazione per la propria interiorità

Quale lettura consiglierebbe ai giovani d’oggi?

Premetto che io detesto la dizione giovani doggi, perché i giovani doggi saranno i vecchi parrucconi di domani. Non consiglio nessuna lettura, consiglio semplicemente di leggere: leggete tutto quello che volete, senza limiti, senza farvi mettere in testa che una lettura vale più di unaltra. Se vi piace leggere manga, leggete manga, se volete leggere il grande capolavoro del passato, leggetelo, così come pure se vi piace leggere il dark romance. Leggete, leggete, leggete.